ADENOMECTOMIA TRANSVESCICALE

 

DEFINIZIONE

Intervento chirurgico “a cielo aperto” da eseguirsi con una incisione mediante bisturi sull’addome per rimuovere un nodulo benigno della prostata (adenoma o ipertrofia prostatica benigna) che, accrescendosi, determina un ostacolo allo svuotamento della vescica.

La particolarità della adenomectomia transvescicale è che il tessuto adenomatoso viene asportato praticando un’apertura a livello della vescica piuttosto che attraverso un’apertura della capsula prostatica (adenomectomia retropubica). Attraverso questo tipo di intervento si ottiene una migliore esposizione della vescica e del collo vescicale

 

INDICAZIONI

L’indicazione all’intervento chirurgico “a cielo aperto” (piuttosto che endoscopico) in genere scaturisce dall’eccessivo volume della prostata e dalla concomitante presenza di:

1 Voluminosi diverticoli vescicali.

2 Importante anchilosi delle anche che impedisca un corretto posizionamento del paziente e quindi l’intervento endoscopico.

 

DESCRIZIONE DELLA TECNICA

Il paziente può essere sottoposto ad adenomectomia in anestesia generale o in loco-regionale (introduzione di sostanze anestetiche a livello del rachide lombare che consentono la completa coscienza del paziente). Con il bisturi si esegue sull’addome una incisione della cute dall’ombelico al pube o in alternativa una incisione trasversale sopra il pube attraverso cui si arriva alla vescica. Questa viene incisa e, una volta all’interno della sua cavità si identifica il collo vescicale e la ghiandola prostatica. Dopo un’incisione con il bisturi del collo vescicale per identificare l’adenoma prostatico (il tumore prostatico benigno da rimuovere) il chirurgo eseguirà una manovra di enucleazione utilizzando il dito indice e, aiutandosi, se necessario con forbici e bisturi, lasciando in sede la restante parte della ghiandola prostatica. Al termine dell’intervento va lasciato in sede un catetere uretrale particolare (“a 3 vie”) che consente, attraverso una irrigazione continua (cistoclisi), un adeguato “lavaggio vescicale”. Al termine va lasciato un piccolo tubicino per il drenaggio addominale (spia di eventuale sanguinamento o spandimento di urina in prossimità della zona interessata dall’intervento) che viene collegato con una sacca di raccolta.

Complessivamente 1-2 ore (compresi i tempi di preparazione preoperatoria, di anestesia e di risveglio)

Il ricovero per l’intervento è di tipo ordinario. Il post-operatorio dura in genere dai 5 ai 7 giorni.

 

RISULTATI

Rimozione dell’ostruzione vescicale indotta dall’adenoma al fine di consentire uno svuotamento della vescica con basse pressioni (senza sforzo) per evitare complicanze a carico della vescica stessa e/o dell’alto apparato urinario (ureteri e reni).

 

VANTAGGI

L’adenomectomia chirugica “a cielo aperto” eseguita nel paziente affetto da un eccessivo aumento di volume della ghiandola prostatica offre al Paziente un miglioramento della dinamica minzionale con tempi e modalità operatorie vantaggiosi. Per il chirurgo, il vantaggio principale, è quello di potere rimuovere in maniera sufficientemente rapida, un voluminoso adenoma prostatico sotto visione diretta, senza i rischi derivanti da resezioni endoscopiche della prostata prolungate. A ciò va aggiunta la possibilità di potere risolvere al paziente, in un unico intervento, una eventuale altra patologia presente (diverticolo vescicale, calcolo vescicale).

 

SVANTAGGI

1 Il principale svantaggio è quello proprio di tutte le procedure chirurgiche che necessitano di cicatrizzazione con tempi di guarigione più prolungati e quindi con maggior degenza rispetto alle tecniche endoscopiche.

2 Il maggior rischio di emorragia intraoperatoria tale da richiedere emotrasfusioni rispetto alle tecniche endoscopiche.

 

EFFETTI COLLATERALI

1 Una eccessiva frequenza delle minzioni e l’impossibilità di rimandarle, con una eventuale perdita urinaria, sono, dopo l’intervento, sintomi normali. Sono legati alla irritabilità vescicale. Di solito tale sintomatologia cessa dopo qualche settimana o al massimo dopo qualche mese (a seconda dello stato preoperatorio della vescica). Se l’entità del problema lo richiede potranno essere somministrati farmaci in grado di aiutare la ripresa di una dinamica minzionale normale.

2 L’eiaculazione retrograda, cioè il passaggio dello sperma, al momento dell’eiaculazione, in vescica, piuttosto che all’esterno come di norma. Essa è dovuta allla perdita del meccanismo di chiusura del collo vescicale (cosa che viene osservata dopo tutti gli interventi chirurgici effettuati per l’IPB), e comporta l’impossibilità di procreare mentre si mantiene normale l’erezione. Tale condizione si verifica nell’80-90% dei Pazienti operati di adenomectomia transvescicale.

 

COMPLICANZE

1 L’emorragia nel corso o dopo l’intervento tale da richiedere trasfusioni di sangue è più frequente rispetto alla tecnica endoscopica (19 % rispetto a 8,8% delle TURP).

2  Lo stravaso urinario (urinoma) può costituire una complicanza dell’immediato post-operatorio e consiste nel passaggio di urine attraverso i punti di sutura applicati sulla vescica. Di solito si instaura a seguito di un cattivo funzionamento del catetere uretrale. La prevenzione di tale complicanza si effettua mediante una continua sorveglianza, del corretto drenaggio del catetere e del flusso di liquido di irrigazione. Il problema, comunque si risolve spontaneamente una volta che si induce un adeguato drenaggio dei liquidi stravasati.

3 L’incontinenza urinaria dopo adenomectomia transvescicale si osserva in circa 2-3%. Essa è per lo più una incontinenza da “stress” ovvero si evidenzia allorchè si ha un brusco aumento della pressione endoaddominale (colpi di tosse, starnuti, riso, sollevamento di pesi). Solo uno 0,3% dei casi presenta un’incontinenza totale. Tale tipo di incontinenza è legata solitamente ad una lesione dello sfintere uretrale esterno e, a seconda della gravità, si potrà procedere alla sua correzione mediante interventi per via endoscopica o, in ultima analisi, con l’applicazione di protesi.

4 Le epididimiti acute (tumefazione dolorosa dell’epididimo).

5 La sclerosi del collo vescicale (restringimento cicatriziale dopo l’intervento) si osserva nel 2-3% dei casi e si instaura dopo circa 6-12 settimane dall’operazione. I sintomi sono quelli dell’ostruzione vescicale ingravescente.

Questa complicanza, comunque, può essere corretta con un intervento endoscopico che consiste nell’incidere il collo vescicale.

6 La febbre e l’infezione della ferita (legati a fuoriuscita di urine immediatamente dopo l’intervento) sono eventi rari la cui frequenza è stata minimizzata grazie all’utilizzazione del tubicino di drenaggio spia e all’antibiotico profilassi.

7 Complicanze di ordine generale sono: la trombosi venosa profonda, l’embolia polmonare, l’infarto del miocardio e l’ictus cerebrale. Ciascuna di queste incide per circa l’1% dei casi e la mortalità globale derivante dall’intervento è prossima allo zero. Tutte sono legate a turbe della coagulazione che si possono prevenire in una certa misura con l’uso della profilassi tromboembolica e/o con l’utilizzazione di calze elastiche e della mobilizzazione precoce.

 

ATTENZIONI DA PORRE ALLA DIMISSIONE

Se il decorso post-operatorio è regolare il paziente viene dimesso in genere dopo circa 5/6 giorni dall’intervento. In caso di infezioni delle vie urinarie o di sanguinamenti è opportuno che il Paziente aumenti l’apporto idrico e si rivolga al medico per una adeguata terapia.

 

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